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La base Nato di Monte Vergine:

Linea di difesa nell’aera del Mediterraneo

Era il 1966. John Lennon rilasciava la famosa dichiarazione che i Beatles ormai erano più popolari di Gesù Cristo. In Italia i ragazzi di Don Milani scrivevano “Lettera ad una Professoressa”, l'Inter del "Mago" Herrera vinceva il decimo scudetto e qualche mese dopo Firenze veniva inondata da piogge torrenziali. Siamo in piena guerra del Vietnam: è l’anno dei massicci bombardamenti americani sul Vietnam del Nord. La storia, nel bene e nel male, è però sempre multi scalare, e grandi vicende globali e nazionali si intrecciano con piccole storie locali che, a guardarle più a fondo, hanno un loro peso anche all’interno dei bilanci globali. Il 1966 è infatti anche l’anno in cui su una montagna dell’entroterra irpino viene implementata una stazione militare NATO, gestita dalla United State Air Force in Europe (U.S.A.F.E.). Questa stazione sarà destinata ad avere un ruolo da protagonista nelle comunicazioni internazionali della NATO per circa trenta anni. In particolare, sarà il 2181st Communication Squadron ad operare agli oltre 1200 metri di altezza di Monte Vergine, e a smistare un terzo di tutte le comunicazioni radio tra America, Europa e Medio-Oriente.

La posizione geografica di Monte Vergine risultava infatti perfetta per un determinato tipo di strategia-comunicativa. Ad Ovest è ben visibile tutto il golfo di Napoli, isole comprese: dalla Penisola Sorrentina e l’isola di Capri fino a Bacoli e isola di Ischia. A Sud, invece, la vista si spinge fino all’osservazione della costa salernitana ben oltre Pontecagnano, fino al Cilento. Ad Est si apre tutta l’Irpinia sconfinando oltre la Puglia. Uno spettacolo mozzafiato per chiunque.

 

Tecnicamente la base NATO di Monte Vergine apparteneva alla strategia di posizionamento delle basi europee, collegate tra loro e costituenti il sistema di telecomunicazioni NATO di allarme immediato. Queste basi (circa 50) erano tra esse collegate tramite la tecnologia Troposcatter, un segnale irradiato nella troposfera (fascia dell'atmosfera compresa tra gli 8 e i 20 km) raggiungibile anche oltre l'orizzonte elettromagnetico e in ogni condizione meteo. Il 2181st Comm Sq, con circa 100 uomini, gestiva la stazione radio operando a oltre 6000 mila piedi. Il sito di Monte Vergine era il più grande sito di comunicazione della Air Force in Italia. La Stazione aveva un centinaio di uomini di cui una quarantina vivevano nelle strutture dormitorio in vetta mentre gli altri alloggiavano tra Mercogliano e i paesi limitrofi. La stazione metteva in relazione tutte le forze aeree del Sud, che si trovano a Napoli, attraverso il centro AUTOVON di comunicazione. La stazione crea ponti radio tra Napoli e la Grecia attraverso Martinafranca, e tra Napoli e il Nord Europa e la Spagna attraverso la stazione di Monte Libara in Sardegna.

486L Mediterranean Communications System è il nome della rete di comunicazione che aveva tra i suoi punti nevralgici proprio la stazione di Monte Vergine. Il network 486L Mediterranean Communications System (MEDCOM) viene commissionato il 5 ottobre 1966 a Martinafranca dall’Aeronautica Militare degli Stati Uniti, destinato a creare una dorsale Troposcatter che collegasse la Spagna con il Medio Oriente, mediante un centinaio di siti Tropo e L.O.S. a partire dalla Penisola Iberica attraverso Italia (Sicilia, Sardegna, Calabria, Campania , Toscana e Liguria), Grecia, Creta e Turchia. Il network iniziava a ovest in Spagna a Los Santos de la Humosa (1A) e Guardamar del Segura, verso Majorca (3H), Minorca (3B), Monte Limbara (4C) in Sardegna. Nella stazione sarda avveniva lo sdoppiamento della tratta, che a Sud procedeva verso Monte Vergine (5F)- Avellino, e a Est verso Coltano (9L) Pisa, quindi verso Nord sulla rete ET-A. Da Monte Vergine, in progetto, la rete scendeva in Troposcatter verso la Sicilia attraverso la base di Monte Nardello in Calabria, mentre l’atro braccio procedeva verso Martina Franca, Isola di Lefkada (Grecia), Atene, e da qui dividendosi in tre tronconi verso il nord della Grecia, la Turchia (con una rete Tropo molto diffusa su tutto il territorio, specialmente lungo le coste del mar Nero) e Creta.

 

Sommarie e scarse risultano le conoscenze tecniche, politico-militari della stazione NATO di Monte Vergine. In ogni caso, la base NATO e la presenza degli americani nel nostro territorio hanno comunque rappresentato una pagina importante della storia della nostra terra e di quel luogo a noi così tanto amato come Monte Vergine dove il Sacro e il Profano, la Tradizione, la fede e il Folklore trovano un sodalizio lungo centinaia di anni. Pubblichiamo di seguito alcuni estratti dalla AFCC Intercom del Venerdì 19 Dicembre 1980 in cui si racconta brevemente l’intervento delle forze americane nell’immediato post-terremoto. “Mentre i soccorsi cominciato ad arrivare, i membri del 2181st Comm Sq hanno risposto repentinamente con camion, personale e squadre per la distribuzione di cibo, coperte e vestiti. Sono state anche montate diverse tende da utilizzare come rifugio per i cittadini dei paesi circostanti. Il Maggiore Myron C. Proefrock, dopo opportuni accertamenti, ha aperto il centro comunitario di nuova costruzione, come un luogo di comando e centro di assistenza. Mentre i membri dello 2181st Comm Sq. continuano nella fase di raccolta delle macerie, le mogli e le donne convertono il nuovo centro comunitario nel punto focale per i soccorsi americani. Il nuovo centro comunitario, rapidamente completato, assume il funzionamento di un hotel-ristorante. Il centro ha fornito rifugio per molte delle famiglie italiane rimaste senza casa ed è stata una mensa per oltre 500 persone ogni giorno. Un campo di calcio vicino il centro è diventato un eliporto per i CH-53 Sea Stallions al fine di portare continue forniture da Napoli. Come ogni elicottero toccava terra, prima ancora che le eliche smettessero di girare, squadre di uomini scaricavano generi di prima necessità. Tende e coperte in primo luogo, in seguito cibo e vestiti donati da varie agenzie. Tre diverse squadre sono state poi spedite nelle zone circostanti dove gli abitanti non sono stati in grado di ritornare nelle loro abitazioni ormai devastate. La maggior parte delle famiglie americane vive nella città di Mercogliano, dove si registrano meno danni grazie alle sue nuove costruzioni. La vicina città di Avellino, invece, ha subito drammatici danni strutturali nella maggior parte dei suoi vecchi edifici. Sebbene oltre il 95 per cento delle famiglie americane ha subito qualche danno, solo pochi erano in grado di tornare alle loro case. La maggior parte degli uomini del 2181st Comm. Sq. sono impegnati nel sistemare le proprie abitazioni e fare in modo che le loro famiglie fossero al sicuro, altri operatori sono stati lasciati sul sito in Monte Vergine per tenere la radio e l’essenziale collegamento Autovon in servizio.

 Grazie alla collaborazione di alcuni ex militari siamo oggi in grado di descrivere i vari edifici presenti nella base di Monte Vergine. È chiaro che, durante la sua esistenza, la base abbia subito notevoli cambiamenti strutturali, ad esempio aumentando man mano di dimensione. Ricordiamo che un centinaio di uomini operavano negli anni ‘80.

 

L’edificio 1 è stato costruito probabilmente alla fine degli anni ‘80 ed è un salone per attività ricreative. L’edificio 2 era il dormitorio superiore, di tre piani. Al piano interrato c’era una sala lettura, una sala per la televisione ed un tavolo da biliardo. Nei successivi due piani c’erano le stanze da letto. Ognuno aveva una piccola stanza.

L’edificio 3 era l’unico edificio amministrativo dove c’era soltanto qualche postazione letto. L’edificio 4 era il più importante per l’umore del gruppo. Ha ospitato la nostra sala caffè, un piccolo bar dove poter socializzare ed un piccolo cinema dove vedevamo i film in 16 millimetri. Le strutture 5 e 6 erano importanti officine dove venivano riparate le nostre apparecchiature. Qui lavoravano anche uomini del posto assunti dalla stessa base. Quello che si vede al numero 7 in realtà non è un vero e proprio edificio. Sono cisterne di acqua che garantiscono approvvigionamento durante il periodo invernale. Nei mesi invernali, infatti, le pompe di distribuzione dell’acqua da Mercogliano si rompevano o congelavano lasciando senza acqua la base. I serbatoi quindi rappresentavano la fonte di acqua in casi di emergenza. L’edificio 8 era il vero cuore pulsante della base. Qui generatori a diesel garantivano energia per l’intera stazione. In 9 invece vengono segnate le principali costruzioni di comunicazione. Apparecchiature per le radio, antenne, pannelli di permutazione e svariate apparecchiature per elaborazione di segnale. Al piano interrato c’era l’interruttore Autovon. La Stazione era provvista sia di quattro grandi antenne per Troposcatter che di antenne per comunicazione in microonde.

 

Per saperne di più:

Altavilla F., 2006, Sotto un cielo che presto diventerà azzurro. Guida, Napoli: qui

Monte Vergine Alumni - Pagina Facebook del 2181st Comm. SQ

Montevergine Demolition Project - La Termica S.r.l., azienda che ha curato lo smantellamento della base.

http://www.usarmygermany.com

http://www.ik4mgv.it/Medcom_Sardegna.htm

 

AUTOVON, short for Automatic Voice Network, was an American military phone system built in 1963 to survive nuclear attacks. AUTOVON was first established in the United States, using the Army's SCAN (Switch Communications Automated Network) system. Around the mid-1970s AUTOVON expanded to the United Kingdom, Asia, the Middle East, and Panama. It was a major part of the Defense Communications System (DCS), providing non-secure switched voice services. Today the system is unused, replaced in the early 1990s by the Defense Switched Network.

 

Foto storiche (tratte dal sito Monte Vergine Alumni)

 

 

 

APCC Intercom.

 

 

 

 

 

Foto di Sandro Montefusco

I Confini (visti dalla vetta):

Ovest                                                                                  Sud-Ovest

Est                                                                                    Sud Est

 

 

 La base Nato oggi: Dal cemento alle nuvole

 

 

 

 

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