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Di seguito troverete dei racconti di un ex militare (Mike Stern) che per diversi anni ha prestato servizio sulla base nato di Monte Vergine. Nei racconti sono ancora vive le emozioni di quei giorni. La dura vita nelle camerate tra droghe e partite interminabili a calciobalilla. I difficile rapporti con le gerarchie militare: "Uomini inutili che si coprivano di valore", ed ancora un piccolo paese della provincia Irpina dove si scopre la ballezza di rallentare.

(Le traduzioni sono state corrette da Paola Cormio)

 

 

La bellezza di rallentare

Nella mia vita ho avuto due esperienze che mi hanno insegnato a rallentare. Una è stata il giardinaggio con i suoi tempi lenti in cui la natura fa il suo splendido corso. Qui, però, ho voglia di raccontarvi della mia prima lezione sulla dolcezza del procedere con lentezza. È stato durante il mio servizio militare in Italia. Ho vissuto in un piccolo villaggio della provincia di Avellino chiamato Mercogliano ai piedi di Montevergine in una zona non troppo lontana da Napoli. Il ritmo della vita per la gente che vive questi posti ha una velocità diversa. O almeno sembra diversa per un giovane americano. Qui si pratica la "siesta" a metà giornata. I negozi (ad eccezione di ristoranti che la rimandano di qualche ora) sono chiusi. Tutto è chiuso. La vita rallenta per quattro ore di silenzio. La giornata di lavoro in genere è di otto ore, dalle 8.00 a mezzogiorno e poi dalle 16.00 alle 20.00. Tutto si ferma a metà giornata in modo che la gente possa mangiare, riposare e rilassarsi. La “siesta” permette di gustare cibo e vino, tempo di digerire. Per noi il tempo è una corsa folle per andare dal punto A al punto B. Ed era difficile per me immaginare un tempo “inutile” di quattro ore.

Io sono un tipo che va veloce. Anche per un americano io andrei veloce. Da bambino ho pensato che avrei potuto un giorno competere alle Olimpiadi di Walking Race.

L'italiano invece potrebbe coprire due o tre sezioni di calcestruzzo nella costruzione di un marciapiede poi rallentare, fare altro e poi riprendere ancora il lavoro. In America solo gli innamorati vivono così. In Italia tutti lo fanno: uomini e donne, ragazzi e ragazze, non importa chi tu sia. È un modo di vivere, per questa gente è una sorta di stretta di mano prolungata. Si fa un passo in avanti poi lentamente si gira mentre sei ancora assorto nel parlare, si rallenta, si gira ancora e ancora un passo. Sembra che non ci sia mai una direzione in queste passeggiate. Quando sono venuto qui mi sembrava da pazzi ma oggi apprezzo sia la “siesta” che la passeggiata. Qui la gente sembra trovare passione nel rallentare, assaporare ogni momento, ogni passo di una piacevole passeggiata, ogni boccone di cibo, ogni sorso del buon vino.

 

 

Centinaia libbre di erba al di là del muro

Jim era un tipo strano. Era uno di quei ragazzi che fumano l’erba con voi, poi mettono le dita chiuse in faccia e poi aprono le mani come un fiore, cercando di oltrepassare la vostra mente. Jim è stato anche uno dei nostri migliori ragazzi nella base di Montevergine. Con estrema attenzione ci consegnava la posta. Quando arrivava sul monte, distribuiva lettere nelle caselle individuali.

Era anche un ottimo Tech-Controller. Questo è stata la manzione che ha svolto. Lì ad oltre 6000 mila piedi di altezza, il nostro compito era quello di controllare i collegamenti di comunicazione che passavano attraverso il nostro sito. La maggior parte delle comunicazioni provenienti dal Medio Oriente e dall’area del Mediterraneo passava attraverso noi per poi essere trasmesso in Spagna o in Germania. Il nostro Tech-controller potrebbe rattoppare collegamenti intorno tutto il mondo. Ragazzi come Jim erano anche capaci di utilizzare il loro contatti per distribuire qualunque droga esotica.

Molti dei ragazzi sul monte utilizzavano il Valium. La Base Navale di Napoli distribuiva Valium come caramelle. Bastava che dicessi che lavoravi come Tecnico di Controllo e che la notte riuscivi a riposare male a causa dello stress ed ecco che arrivava Valium come acqua fresca.

Abbiamo avuto un sacco di erba e hashish, facili da ottenere a livello locale ma Jim poteva procurarti senza problemi anche Thai-sticks e oppio. Si diceva che riusciva ad ottenere qualunque tipo di droga anche le più esotiche ma questo non posso dire di averlo visto.

La scena in Platoon nella tana del fumo era una scena abbastanza tipica nelle nostre camere. C'erano narghilè e tubi di tutti i tipi per fumare nel migliore dei modi erba ed altre droghe

È stata sempre un'esperienza piuttosto strana, ma Jim era l'uomo con i farmaci, le luci nere, luci stroboscopiche, lampade vulcano, incenso, perline appese e farmaci senza fine. È un mistero per me il fatto che non avesse la minima preoccupazione di essere scoperto.

Una notte Jim annunciò a più persone di essere stato informato di un controllo minuzioso della nostra base da parte della Polizia Militare di Napoli. Tra le sue manzioni, Jim lavorava anche nel reparto di elettronica dove sembra che in alcuni armadietti con il lucchetto nascondeva il suo prezioso tesoro.

Quella notte mi chiese se potevo aiutarlo a scaricare le grande quantità di droghe in suo possesso. Disse che tutto quello che c’era da fare era buttare giù per la montagna il materiale. Mi sembrava un gioco d’avventura. Accettai. Scendemmo giù per i tornanti, lì dove nella valle è ben visibile la città di Avellino. Il cielo era chiaro quella notte con una brezza nell'aria. Jim aprì la bocca e disse: "Sbrigati, abbiamo bisogno di buttare questa roba il prima possibile." Mi porse una federa piena di erba. Lui ne aveva un’altra e dovevamo gettarle entrambe oltre il muro. Poi prese un sacco enorme, un lenzuolo intero, afferrato agli angoli a formare un sacco. Lo avvicinò e lo aprì delicatamente. Mi disse di prendere due angoli, poi con un gesto del volto mi indicò di lanciarlo. E così facemmo, tenendo il lenzuolo teso come una molla vedemmo una nova di erba, verde e profumatissima volare via nel vento. È stato memorabile di quanta erba ci siamo disfatti quella notte. Jim disse di non preoccuparsi, aveva un sacco di roba buona nascosta su nella montagna al di fuori delle recinzioni. Quella era erba cresciuta proprio sulla montagna e non voleva rischiare di essere scoperto dal momento che non era buona.

Jim era uno dei ragazzi che regolarmente passava al di fuori del nostro edificio di comunicazioni durante la notte. Proprio sotto la gigantesca antenna parabolica si accendeva una nuova sigaretta di erba. Fumava di gusto mentre si affacciava alla vasta notte sotto un incredibile cielo stellato.

L'America senza dubbio dormiva comodamente senza sapere che circa un terzo di tutte le comunicazioni tra Europa e America passavano attraverso la nostra piccola struttura sulla cima del monte.

 

 

Long Time Journey Home-O Tee a Barcellona

Io e mia moglie Janet tornavamo da Napoli nel nostro appartamento a Mercogliano. Era sempre una piacevole avventura rientrare nelle montagne. Napoli è un luogo magnificamente caotico mentre le montagne che ospitavano il nostro appartamento ai piedi del Monte Vergine erano una accogliente festa di benvenuto. Eravamo andati a Napoli per fare spesa e la Fiat 500 era piena di generi alimentari. Janet in macchina con il nostro bimbo Zeke. Per accedere al nostro appartamento al quarto piano era necessario un gettore in moneta per l’ascensore. Erano come i soldi dei videogiochi. Valevano poco ma erano necessari per far funzionare lo strumento.

Presi con me alcune buste della spesa e corsi verso la porta d’ingresso perché privo di gettoni. Janet veniva su con calma dopo aver preso Zeke da seggiolino.

Mentre mi avvicinavo alla porta, vedi una lettera giù sul pavimento: "Il padre di tua moglie ha avuto un attacco di cuore ed è morto. È necessario venire su in cima per elaborare forme di congedo di emergenza."

Ero sbalordito. Perché Dio? Come avrei potuto dire a Janet che suo padre era morto?

E' stato come correre contro un muro.

Avevo un po’ di gettoni in casa e ritornai giù con l'ascensore per aiutare Janet con Zeke e portare il resto dei generi alimentari. Lei era così felice. Come si fa a rompere tale felicità con una notizia del genere? Penso che sia stato durante la salita che le dissi: "Janet, ho una brutta notizia." Ancora allegra, rispose: "Cosa?". "Abbiamo avuto una lettera sotto la nostra porta". Le diedi la busta. Era scioccata, iniziò a fare domande retoriche che non ho potuto rispondere.

Le dico che dobbiamo mettere la spesa in casa e salire su in cima per decidere come tornare a casa.

Il viaggio sulla vetta è sempre un lungo e faticoso viaggio in auto. È stato difficile concentrarsi. Eravamo in silenzio e assorti nei nostri pensieri. Lei piangeva, i nostri occhi pieni di lacrime, mentre Zeke sorrideva sul sedile posteriore nel suo seggiolino.

Una volta alla base il mio amico Juan Herrera mi disse che aveva già contattato la Croce Rossa per garantire le richieste di congedo di emergenza. Poi mi dice che il comando di Aviano, aveva concesso il volo solo su posti militari in stand-by. L’alternativa era pagare il volo. Noi non aveamo soldi a disposizione.

Nel più breve tempo che abbiamo potuto ci siamo diretti giù per la montagna, una breve sosta al nostro appartamento per mettere insieme una valigia di viaggio per lo più prodotti per bambini, e poi di nuovo alla stazione navale di Napoli per prendere un volo militare. Quando arriviamo ci viene detto che un volo sta per partire e c'era spazio. Siamo in procinto di imbarcarci quando un generale o colonnello, in uniforme, si presenta con una borsa da golf. Dice che vuole i posti a sedere disponibili. Mi dicono che gli ufficiali di alto rango hanno il diritto di scavalcarci. Lo fece. L a stessa scena si ripetè varie volte il giorno dopo. Gli uomini all’eroporto cercavano in tutti i modi di aiutarci conoscendo la nostra situazione. Ma ogni volta un generale o un colonnello in uniforme con la sacca da golf sulle spalle precedeva il nostro ingresso. Avevano giornate di giochi a Barcellona.

Infine, una delle persone a terra ci dice che c'era un volo in direzione sud verso la Sicilia. Mentre i voli diretti per Madrid o Barcellona da Napoli con tutti quei genearli di alto grado che erano a Napoli, sarebbe stato difficile trovare postazioni libere. Dalla Sicilia probabilmente c’erano maggiori possibilità. Ma anche in Sicilia la storia si ripetè. Siamo nel 1970, non c’erano telefonini ma avevamo saputo che c’era poco tempo a disposizione per arrivare ai funerali. Janet non chiudeva occhio mentre io al check-in cercavo di ottenere informazioni sui voli.

Entro la fine del secondo giorno facciamo finalmente un volo dalla Sicilia a Madrid. Qui un vecchio compagno di stanza venne a prenderci fuori dall’aeroporto. Ci riportò a casa e dopo due giorni riuscimmo anche a mangiare qualcosa. Cheney ci riportò in aeroporto dove abbiamo contuniato la nostra attesa. Eravamo anche disperati sapendo che il nostro tempo stava per scadere. Stanchi per la mancanza di sonno, le scomodissime sistemazioni su pavimenti in calcestruzzo, il piano del nostro piccolo, la fame. Anche lì un generale ci scavalcò all’ultimo momento. Janet era disperata. Voleva vedere suo padre…fu così umiliante vedere come un ufficiale dopo l’altro, anche conoscendo la nostra situazione, vollero scavalcare la nostra speranza. Non c'era umanità in quei bastardi. Alla fine riuscimmo a prendere un volo di ritorno per gli stati con un gruppo di Rangers. Il sedile di questi cargo era in tela con maniglie sulla parete laterale. Tutt’altro che comodi. C’era una lunga notte. Avremmo oltrepassato l’oceano ma eravamo contenti per quei posticini. Alla base militare di Philadelphia ci danno informazioni sui possibili voli per Scott Air Force Base a Belleville, Illinois, vicino a dove si sarebbe svolto il funerale. Tutto pieno! Sono riuscito a chiamare mia madre che mi informa di aver versato dei soldi sul nostro conto per poter permettere noi di prendere un volo commerciale. Intanto il funerale era stato rinviato di un giorno con la speranza di veder tornare Janet. Abbiamo comprato i biglietti e chiamato ancora per informare di orari e voli. L’attesa sarebbe stata di otto ore. Fu una lunga attesa straziante.

In quattro giorni non avevmo mai dormito, mangiato né la possibilità di una doccia. Fu terribile.

Mia madre ci raccolse all'aeroporto e ci accompagnò a San Giovanni Luterana in Granite City. La bara era ancora aperta per permettere a Janet di salutare suo padre. La chiesa era piena, ogni posto occupato, tutti a guardare la porta in attesa dell’arrivo di Janet. Un giorno e un'ora di ritardo. Non credo che abbia mai visto qualcosa di più drammatico. Tutti gli occhi su di noi, eravamo logorati. Janet pianse per tutto il tempo dall’italia alla bara. Era stato un lungo viaggio. Janet stava singhiozzando, ero in lacrime. Tempo si fermò.

Janet dopo quell’esperienza cambiò. Qualcosa era andato. Sembrava che avesse perso la sua gioia per la vita. Ed io? … sono cresciuto arrabbiato con un esercito che era così senza cuore con i proprio “figli”. Per quegli ufficiali era più importante il loto tempo di svago prolungato che una donna che vuole correre dal padre ormai morto. Disumanità dell'uomo verso l'uomo, lezione imparata.

 

 

Il tuono della palla era la firma di Norm

Ricordo che la prima volta che ho conosciuto Norm è stato alla sala ricreazione in cima alla montagna di Monte Vergine. Stava giocando come portiere in una partita di biliardino. Era un ragazzo alto, dritto quasi come se stesse indossando un busto ortopedico. Aveva capelli neri e lunghi per i militari, portava gli occhiali tondi o occhiali da sole anche di notte, probabilmente per mascherare i suoi occhi iniettati di sangue. Aveva le mani più veloci che abbia mai visto nel calcio balilla. Per molti anni ho giocato a calcio balilla, ma Norm e molti altri, sul monte avevano reso quel gioco a livelli che mai avrei potuto immaginare. Potevano battere la palla avanti e indietro sulla stessa linea più veloce di quanto l'occhio poteva seguire, e quando credevi che l’avessero persa, la si vedeva urtare contro il muro della porta con un tonfo clamoroso che si sarebbe potuto sentire in tutto l'edificio. Era il suono firma dei migliori giocatori di biliardino. Norm senza dubbio era il migliore. Quando la palla batteva quel muro faceva tremare le impugnature dei giocatori, raddrizzare il viso. Di solito aveva le gambe in una postura particolare per raggiungere l'altezza di cui aveva bisogno. Spesso a sua gamba sinistra era intorno alla gamba tavolo come volesse ancorare se stesso. Dopo il colpo beveva sempre la sua Dr. Pepper. E quando finiva ne ordinava una nuova al primo passante: "Dammi una Dr. Pepper." C'era qualcosa di strano nel modo in cui lo diceva, una sorta di assunzione che era naturale il diritto che qualcuno andasse a prendere quello che aveva chiesto. Nel corso del tempo ho visto questo rituale ripetuto mille volte…"Ehi, è solo una bibita, just do it".

Anche Norm era un grande fumatore. La montagna aveva erba ovunque. Spesso cresceva sui fianchi della montagna, gran parte di essa era acquistata localmente ed in genere entrava come posta.

Di tutti i Tech-controller, Norm era il migliore. Aveva una mente per analizzare i circuiti e cercare di capire dove si insidiassero i problemi nel sistema. Ciò che ha reso questo più sorprendente è che Norm aveva abbandonato la scuola. Lui, ovviamente, era intelligente, perché non avrebbe mai potuto ottenere il programma di formazione nel Tech-Control: un anno intenso di formazione elettronica con punteggi di valutazione altissimi. Anche il suo partner a biliardino, Mark Simmons aveva abbandonato la scuola. Entrambi erano di spirito e intelligenti. Questo accadde tra il 1974 e il 1975. Era la fine della guerra del Vietnam e l'esercito arruolava chiunque potesse passare il test d'ingresso. La disciplina era quasi inesistente nell’esercito americano.

Ho avuto modo di conoscere meglio Norm nel corso del tempo. Veniva dal Tennessee anche se non aveva mai vissuto a lungo da nessuna parte. Norm definiva suo padre un truffatore che aveva fatto del gioco la sua vita. Per questo era sempre costretto a spostarsi. Era fidanzato con una delle figlie del sergente. Penso che il sergente lo coprisse spesso altrimenti era impossibile che la passasse ogni volta liscia.

Ho perso di vista Norm appena fui rispedito negli Stati Uniti. Spesso mi chiedevo che cosa ne fosse stato di lui. Recentemente un altro ragazzo che era con noi su in cima, mi disse che Norm aveva avuto un sacco di guai. Forniva alcune droghe ad una ragazza ad i genitori di lei lo denunciarono. Il risultato fu che Norm andò dietro le sbarre e dopo un po’ fu scarcerato. Non è semplice la vita per chi ritorna dalle forze armate. Non mi sorprende. Ma conoscendolo, ho il sospetto che da qualche parte degli Stati Uniti d’America, quel ragazzo stia ancora organizzando qualcosa.

 


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